giovedì 27 gennaio 2011

Auschwitz e Birkenau: La scritta “Arbeit macht frei”

All’ingresso del campo di concentramento di Auscwitz è ancora visibile la scritta “Arbeit macht frei” che sovrasta la cancellata, eseguita dall’internato Jan Liwacz. L’idea di porre la scritta ad Auschwitz è probabilmente dovuta al maggiore Rudolf Hob, primo comandante responsabile del campo di sterminio; la frase, comunque, costituiva il titolo di un romanzo del 1872 dello scrittore tedesco Lorenz Diefenbach. I prigionieri che lasciavano il campo per recarsi al lavoro, o che vi rientravano, erano costretti a sfilare sotto il cancello d’entrata accompagnati dal suono di marce marziali eseguite da una orchestra di deportati appositamente costituita. Contrariamente a quanto rappresentato in alcuni film, la maggior parte dei prigionieri ebrei era detenuta nel campo di Auschwitz II - Birkenau e non passava quindi da questo cancello. Questo motto era presente in molti campi di concentramento e sterminio (ed è ancora presente per memoria storica nei campi dismessi) tra i quali: il campo principale di Auschwitz, Dachau, Flossenburg, Gross-Rosen, Sachsenhausen e al ghetto-campo di Terezin.

Emanuela Sirchia

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