giovedì 10 luglio 2014

MONDO, LA GUERRA, INSOMMA ERA TUTTO QUELLO CHE NON SI CAPIVA

<<La guerra, insomma, era tutto quello che non si capiva>>. L.F. Celine, "Viaggio al Termine della Notte". 

E' stato presentato al Pontile "Senza Pace", il libro di Andrea Angeli, peacekeeper attualmente impegnato in Afghanistan. Le storie di Andrea Angeli fanno parte della sua storia: è stato inviato con i caschi blu dell'Onu in Cambogia, Namibia, Santiago del Cile, Baghdad e New York. E' stato portavoce dell'Ocse in Albania, in Iraq a Nassirya e in Afghanistan. Nel suo libro ci sono uomini e donne impegnati in missione di pace, visti da vicino come mai prima d'ora. Con i loro dubbi, ansie, speranze, frustrazioni, tra successi e sconfitte. Vite sul filo del rasoio e situazioni estreme. Episodi inediti di spedizioni ai confini del mondo. Storie dal tormentato Afghanistan, dove ci siamo dentro fino al collo, che emergono dal buio tunnel dove la comunità internazionale si è infilata e da cui stenta ad uscirne fuori. Eroi autentici e eroi per caso. Generali e diplomatici, cooperanti e reporter d'assalto, ma anche soldati semplici e gente comune. Tutti si incontrano in queste pagine. E, per una sera si sono incontrati al Pontile. E' stata una bella serata...quasi magica. Ci abbiamo provato: da Ostia, alla striscia di Gaza, alla Siria, all'Afghanistan, nel segno delle emozioni. Le "Storie" di chi rappresenta la "meglio gioventù" e di chi se ne è andato nel nome di questo smemorato Paese. Le nostre parole sono state più forti della zumba e più decise dei versi delle marionette. Poi, ci pensi e ti accorgi che tutto questo altro non è che...un'amara retorica immagine di questa nostra Italia. <<Nel silenzio ogni dubbio sarà sciolto, se il Navigatore approda alla mia riva>>. 

Il poeta è indiano ed è Rabindranath Tagore. I Navigatori sono due e sono Massimiliano e Salvatore. Il pensiero stanotte è anche per loro.

Mirko Polisano


Con Andrea Angeli, presentazione del libro "Senza Pace" al Pontile di Ostia (Foto di Simone Mancini)

Presentazione del libro "Senza Pace" di Andrea Angeli. Da sinistra: l'autore, Giulia Aubry (Il Messaggero e Riserva Selezionata in Libano), Lao Petrilli (Rds), Mirko Polisano e Sandro Petrone (Tg2). (Foto di Simone Mancini)

martedì 1 luglio 2014

LE MILLE E UNA NOTTE A ROMA. E’ IL SOGNO DI CHI SOGNA

Esistono storie che per essere raccontate hanno bisogno di altre storie. E di altri personaggi. Il sogno di Aladino che è andato in scena una sera di inizio estate al teatro Ghione di Roma non è soltanto la favola de Le Mille e una Notte, il cui incanto da secoli continua ad avvincere lettori di ogni latitudine e età. Ma è anche la favola di altri, di quei ragazzi nati e cresciuti tra Casalotti e la Pineta Sacchetti. Zone dove si respira l’aria della periferia, quella pura e vera, quella che non inganna. Quella periferia dove si conoscono tutti, quella che vive nella Roma di Rossellini e quella dei teatri di rione di Petrolini. Quella dove l’amicizia è per sempre e non solo perché questa frase la puoi trovare scritta su qualche muro di questo magico quartiere. L’amicizia, proprio come quella sognata da Cicerone - eccolo il sogno che ritorna-  quella virtù al di fuori della quale non può esistere nulla di più prezioso. Questa è la storia, allora, di 20 ragazzi che hanno superato la timidezza e hanno deciso di esserci. Per sé stessi, ma anche per i tanti che hanno deciso di assistere al loro spettacolo. Salire su un palco per recitare e non solo. Per cantare e ballare, ma anche per gridare “ce l’abbiamo fatta!”. Un progetto che, come tutti i successi, è nato un po’ per caso e un po’ per gioco, dove è più difficile tirarsi indietro che andare avanti. Potrebbe iniziare così, come una delle favole del Gran Visir, la storia della Compagnia della Nanas. Alessia e Roberto sono il “deus ex machina”, per usare un termine caro alla tradizione teatrale greca, di tutto questo. Hanno fatto del loro impegno, il loro sforzo quotidiano e hanno fatto della loro passione, la propria missione. L’amore comune, oltre a quello della vita, è il teatro. Erano gli educatori di questo gruppo di ragazzi, che vedeva nella parrocchia il luogo di incontro: “cercavamo qualcosa che potesse continuarli ad unire – mi racconta Alessia, 20 anni di danza classica nel suo curriculum- oltre all’oratorio, anche nella vita. Io e Roberto crediamo fermamente nell’amicizia e avevamo paura che si potessero perdere. Non avremmo mai pensato che quest’idea semplice potesse trasformarsi in qualcosa di più”. Come in tutte le fiabe belle, non c’è solo un lieto fine ma anche una morale. In questa, ciò che resta è la capacità di andare oltre la fantasia, di portare i sogni nella realtà e di mandare quel messaggio a chi, forse, non smette di remare contro. Perché c’è anche questo in tutte le favole: l’antagonista che a volte veste i panni del lupo cattivo e altre volte quelli della strega malvagia. La risposta più incisiva è rivolta a proprio a questi anti-eroi, perché pensare per questi ragazzi qualcosa di costruttivo per sé e per il loro futuro significa toglierli alla strada e proporre un’alternativa. E la vita è fatta di alternative, Shakespeare ce lo insegna. Nel foyer del teatro Ghione è tutto pronto e manca poco all’inizio dello spettacolo. Sulle pareti, le locandine di Aladin e del suo genio sono accanto a quelle dell’ultimo concerto di Amedeo Minghi: è la bellezza del teatro che avvicina i sogni e annulla le differenze, anche solo per una sera. Il sipario si apre ed entrano in scena, di volta in volta, nuovi professionisti. Stavolta è il turno di Fabrizio, Alessandro, Eleonora, Davide, Martina e tutti gli altri che improvvisano canti e balli. Aladin, Al-Budùr, il genio e le principesse hanno i volti dei ragazzi di oggi. Di ragazzi straordinari e qualsiasi con fisici fatti di tatuaggi e orecchini e ti raccontano di Baghdad e dell’antica Babilonia. A pochi giorni dal loro esame di maturità, a pochi giorni del concerto del Liga, dove non si può cantare per paura che le corde vocali giochino un brutto scherzo il giorno della prima, a pochi giorni da quel “merda, merda, merda” che più che uno scongiuro è un album che raccoglie tutte le emozioni del debutto. Questa favola ti insegna ad esserci per gli altri, ad ascoltarli, a riprenderli quando sbagliano e ti insegna a non girarti mai dall’altra parte. Speriamo che anche questa fiaba orientale si chiuda proprio come accade ne “Le Mille e una Notte”. 

A tutti questi protagonisti, allora, che arrivino… “mille lodi e mille benedizioni”...    

Mirko Polisano


La Compagnia della Nanas in scena al Teatro Ghione a Roma