domenica 1 gennaio 2012

2012, IL NUOVO ANNO E LA SUA MISSIONE...


Le lenticchie, il vischio, il sogno della lotteria. E ogni anno ci si ritrova a sperare in credenze e tradizioni che portino fortuna, soldi e felicità. In molti ci hanno raccontato di questo 2011 così brutto, tanto da aspettare con ansia il momento che se ne andasse…e, mai come quest’anno, il brindisi di mezzanotte ci è sembrato quasi una liberazione. Io, per principio o per volontà inconscia, mi sono sempre schierato dalla parte dei più deboli e per questo posso dire al 2011 che quasi mai ho trovato un italiano dire dell’anno in chiusura… ”questo è stato un anno fantastico…” , se non a distanza di molti anni…

Chissà se pure al 2011, toccherà questa sorte ed essere ricordato, magari tra vent’anni come l’anno della crisi, si… ma anche come l’anno di chi ancora aveva un lavoro, una pensione, una proiezione futura, l’anno che ha cambiato il mondo arabo, l’anno che ha sconfitto Bin Laden e Gheddafi, e anch’esso, il 2011, avrà la sua memoria nella storia contemporanea.

Io rileggo i miei appunti. E ritrovo non solo le “Storie Lontane…” ma anche quelle di tutti i giorni. Ho conosciuto il 2011, tre ore e mezza prima degli italiani. L’ho conosciuto in Afghanistan in una triste notte di stelle. E a quel cielo se ne aggiunse un’altra di nome Matteo, si proprio quella notte. Sensazioni, ricordi. Così assapori e riscopri il calore di un abbraccio, quando torni a casa da un viaggio importante; l’essenza delle cose di tutti i giorni, e la voglia di guardarsi degli occhi e dirsi parole sincere. Le stesse che mi disse Mohamed in fuga da Saba, con la Libia sotto le bombe dell’Occidente, parlandomi del suo paese e della sua terra. Le parole commoventi di un luogotenente che ti parla dei respingimenti e di quanto sia dura per un uomo mandare a casa chi, su un gommone o su una barca di legno sovraffollata, è alla ricerca di una prospettiva non di lavoro, ma di vita. Le parole di Nasser, che nei giorni del Ramadan in Libano aspetta la sera per mangiare un piatto di patate. Le parole di Sharbel che ha 19 anni e una passione: il basket. Vede il suo futuro a Beirut e la possibilità di un dialogo con Israele.

Forse potrebbe essere questa la missione di questo 2012: farci sognare. E unire. Unire sotto lo stesso cielo di serenità Beirut, Tel Aviv e Gaza. Ma anche Belgrado e Pristina, musulmani albanesi e ortodossi serbi. La stessa speranza in cui credono Sukaina, Kasim, Doam, Dafina, Fiorentina e Besa…

Giri la pagina del calendario e ti accorgi che la vita è dura anche qui, purtroppo. E che noi ne combattiamo altre di guerre: quella con i conti, con la salute, con il lavoro. E non devi andare troppo lontano…basta riaprire l’agenda e li trovi in municipio. Teresa e la sua richiesta del buono-casa, Vittorio che ha 35 anni è disoccupato e senza casa. Dorme sull’autobus che di notte collega Ostia con Roma. Gaetano e la sua vita da ambulante, Simona e la sua voglia di lavorare…

Il cancello si chiude e sotto i portici trovo Mario, parla sardo. È un barbone, ma adesso anche questo termine non si usa più, quasi fosse discriminatorio, quasi fosse offensivo. Mario dice di essere ingegnere è educato e mi da del lei…accetta un dolce che gli lascio accanto al cartone dove si addormenta, ogni notte. Anche lui, quando si vedono, guarda le stelle.

I suoi sogni sono le sue speranze. E mi auguro si trasformino in realtà: a me non resterà che cercare le parole per poterle raccontare…

Speranze e parole che non hanno potuto vivere e scrivere i 66 giornalisti uccisi nel corso di questo 2011, il 16% in più rispetto all’anno precedente, secondo i dati di Reporter Senza Frontiere, i 5 cyberdissidenti assassinati e i 73 giornalisti rapiti… a chi fa questo lavoro va il mio pensiero.

Che il 2012 ci regali la possibilità di raccontare il mondo come piace a noi: con la passione di chi annota sul suo moleskine nomi, età e date; con la curiosità di ascoltare storie e di fare domande; con l’entusiasmo sempre vivo di scrivere e raccontare…

Anche il 2012 ha la sua missione. Quella di non farci mancare queste speranze…

Mirko Polisano