martedì 25 agosto 2015

ROMA, SONO DAVVERO SICURI I NOSTRI CIELI?

Roma- I cieli di Roma sono sicuri? Qualcuno inizia ad avere dubbi. L’elicottero che ha fornito la copertura aerea al feretro di Vittorio Casamonica con tanto di caduta libera di petali di rose era in mano a un 27enne. A.G., originario di Napoli, che con quell’ultraleggero ha fatto ciò che voleva, dovrà chiarire la propria versione dei fatti. A partire dalla richiesta del “notam”, il piano di volo che l’Enac concede per il decollo. L’uomo non poteva non sapere del divieto valido per i monomotore nel cuore di Roma. L’ente nazionale per l’aviazione civile, responsabile per competenza, non vuole fermarsi solo alla sospensione della patente ma sta pensando a una vera “no fly zone” per i velivoli privati. Stesso provvedimento ora in vigore a Milano per tutta la durata dell’Expò. Può sorvolare solo chi avrà l’autorizzazione della Prefettura. Nella ricostruzione della dinamica dell’accaduto, alla bega civile si affianca quella militare. Qualcuno ha comunicato via radio che c’era un velivolo a pochi passi da un obiettivo sensibile delle forze armate? A cinquecento metri in linea d’aria dalla chiesa San Giovanni Bosco, sorge il COI. Il comando operativo di vertice interforze che offre supporto militare in casi di straordinaria necessità ed urgenza. Una sorta di “Pentagono” italiano. Possibile che radar e antenne non abbiano registrato nulla? Interrogativi che imbarazzano anche gli ambienti della Difesa, che pur vogliono restare al di fuori da questa storia. “È una questione che interessa l’aviazione civile”, commentano laconici da via XX Settembre. Il decollo immediato dei caccia non sarebbe potuto avvenire nei pochi istanti della deviazione non autorizzata. “Non bisogna cadere in allarmismi   – è quanto trapela da Palazzo Aeronautica-  nessuno al mondo è in grado di controllare un oggetto non identificato che si alza da terra di trecento metri”. L’ordine di «scramble», cioè di decollo immediato su allarme, scatta mediante una rete di sensori che coinvolge una serie di informatori dall’intelligence alle forze dell’ordine, fino ai testimoni oculari. “L’aeronautica - ribadiscono fonti militari- veglia attraverso una rete radar che traccia il percorso. Un elicottero piccolo come quello che ha volato sui cieli di Roma l’altro giorno – fanno intendere i piloti della forza armata - poteva non essere stato individuato dal radar”. L’unica spiegazione plausibile resta quella che il giovane pilota possa aver comunicato la fase di atterraggio, dopodiché abbia disattivato il trasponder, l’attrezzatura che manda messaggi alla torre di controllo, e effettuato la deviazione non autorizzata. Una manovra che ha fatto saltare l’intero sistema di sicurezza.

Mirko Polisano

pubblicato su "Il Messaggero" - edizione nazionale il 24.08.2015