martedì 24 giugno 2014

BRASILE 2014, L'ITALIA PER CUI TIFIAMO

Ci sono cuori che battono ovunque. Al di là dei confini e oltre le frontiere. È il cuore di un’altra Italia che, con lo stesso entusiasmo e un pizzico di nostalgia in più, fa il tifo per gli azzurri pronti a scendere in campo, tra poche ore, contro l’Uruguay.  È un’attesa fatta di speranze e emozioni quella dei nostri connazionali all’estero. Giovani, laureati e con la voglia di realizzarsi in un lavoro che nel Belpaese, da Roma a Milano, continua a non esserci. Sono psicologi, medici, giornalisti, archeologi il volto di quest’Italia che vive oltre il Passo del Brennero, e che è costretta a trascinarsi l’etichetta di spaghetti, mandolino e di pizza margherita. Superati anche gli stereotipi di “Little Italy”, grazie al sogno di un’Europa unita, sono comunque tante le presenze italiane in Inghilterra, Irlanda, Francia e Germania. Il sentirsi italiano, da queste parti, è un valore aggiunto e una marcia in più. Nel nome del pallone e nel segno di Balotelli, l’Italia del football si ritrova a casa o nei pub di Londra e Dublino. Ma anche per le strade di Berlino e nei vicoli di Parigi, sotto un unico tricolore che, almeno per questa volta, abbatte ogni barriera.

Carmen Cretoso giornalista "europea" in Francia
QUI PARIGI.  Carmen Cretoso è partita da Pompei alla volta della Francia. Ha 30 anni e tifa Napoli. “Al sud il lavoro non c’è – racconta – allora dobbiamo inventarcelo. Anche i sogni costano e così ho deciso di lasciare la mia città, la famiglia e gli amici per partecipare ad un progetto con il parlamento europeo”. Ha seguito le recenti elezioni amministrative di Parigi e ha una passione per Insigne e Immobile, ma quando scendono in campo gli azzurri, il tifo è per tutti. “Mi riunisco a casa – spiega- con altri amici e il rito scaramantico è quello di preparare le lasagne. I coinquilini stranieri si aggiungono lo stesso anche se non tifano Italia e alla fine ci ritroviamo tutti a tavola”. Alcuni bambini con cui lavora nelle scuole, le hanno disegnato sul volto la bandiera dell’Italia e poi anche quella della Francia: “così se vince l’Italia o vince la Francia – le hanno detto- nessuno ci rimane male”. 

Tifosi italiani a Berlino 
QUI BERLINO. Giuseppe da diverso tempo vive a Berlino. È un appassionato di calcio e per le strade della capitale tedesca ha riunito i tanti italiani per seguire insieme le partite della nazionale. Qui, è dove l’Italia ha vinto il suo ultimo mondiale, ma è anche il paese che ha mandato in onda un recente spot pubblicitario che ironizza sulla figura di noi italiani. “Berlino è una delle città in Europa con la comunità italiana più vasta- fa sapere Giuseppe-  quando arrivano i mondiali, da buoni italiani, partiamo in sordina. E come potrebbe essere altrimenti, con le maree di bandiere, sciarpe, canti a colori giallo rosso e nero. I tedeschi sono dei veri coreografi quando si tratta di eventi come questo. Posso davvero fare scuola. Ogni locale, ogni angolo della città, ogni auto, palazzo e bar è tinteggiato coi colori della nazionale teutonica. Giovani, anziani, donne, bambini, quando gioca la Germania sono tutti uniti a tifare insieme. Noi italiani abbiamo i nostri santuari, ci riuniamo, ci facciamo sentire. Due anni fa fu così e, arrivati in semifinale con i tedeschi, poi eliminati come al solito, siamo esplosi, a nostro rischio e pericolo. Ma poi i tedeschi, si sa, sono sportivi, ci bevono su e dimenticano presto”. 

Italia-Inghilterra a Londra
QUI LONDRA. Livia è arrivata in Inghilterra per imparare la lingua e per cercare lavoro, come tanti italiani da queste parti. “La partita d’esordio – ci dice- ha vissuto un’attesa con il pathos alle stelle per noi italiani a Londra. Gli inglesi sono molto nazionalisti e soprattutto non ci vedono di buon occhio. Per le strade della città di italiani non se ne vedono. Qui, il punto di ritrovo resta il pub dove, in compagnia di buona birra, siamo pronti a seguire le gesta di Balotelli e compagni". Anche a Dublino, il pub diventa Casa Italia: “Da queste parti – racconta Antonio, da due anni in Irlanda- il tifo è tutto per noi. Gli irlandesi sono dalla nostra parte, specie da quando abbiamo sconfitto l’Inghilterra". Belfast resta ancora un nervo scoperto. 



L'Italia in gol. Visto dal Kosovo
QUI AFGHANISTAN. Poi, c’è un’altra Italia. Quella del senso del dovere, quella che non conosce interruzione né domenicale, né festiva. Quella che scende in campo ogni giorno in posti difficili come l’Afghanistan, il Libano o il Kosovo. Nella base di Camp Arena, l’atmosfera si fa più coinvolgente e i punti ristoro hanno i maxi schermi sintonizzati sugli stadi del Brasile. Così come a Pristina o a Shama nel Libano del sud. “Quando partono le note dell’inno nazionale- spiegano dal contingente italiano- la sensazione è fatta di brividi e commozione. L’inno di Mameli noi lo cantiamo ogni giorno, quando iniziamo la giornata ed è l’icona dell’unione del popolo italiano e della vicinanza, ovunque ci si trovi”. Dopo la partita contro l’Inghilterra, le strade di Tyro sono state invase da caroselli di libanesi che sventolavano il tricolore. “E’ stata la nostra vittoria più bella”, fanno sapere i militari italiani dalla base Onu.    



Mirko Polisano