sabato 8 gennaio 2011

AFGHANISTAN, SI PARTE...

Già il nome è di quelli che toglie il sonno: Afghanistan. La notte la passi in dormiveglia a capire il perché della tua scelta. Non hai ripensamenti, è solo che fa riflettere il motivo per cui decidi di andare lì dove nessuno vuole andare, e chi c’è non vede l’ora di rientrare a casa. Ma sai che è il tuo lavoro e la voglia di raccontare, sapere, informare è per te una prerogativa a cui non puoi rinunciare. Ti vengono in mente le parole di altri cronisti, che si chiedono che ci faccio qui. Te lo chiederai anche tu, tante volte, nel corso dei prossimi giorni. Ripensi anche a chi sostiene che l’Afghanistan rappresenta oggi quello che per altri cronisti ha rappresentato il Vietnam, ieri. Ed è vero. Come sono vere le analogie tra paesi e conflitti. In primo luogo, sul campo: quando è ormai certo che quella che si sta combattendo è una guerra asimmetrica. Non ci sono due eserciti che si contrappongono con armi, uomini e mezzi. Ma ci sono eserciti che si contrappongono con armi, uomini e mezzi ad un nemico invisibile. Sia questo un kamikaze, un’auto-bomba, un ordigno improvvisato, che di improvvisato non ha proprio nulla, o forse, un cecchino. Non importa. Perché parti con la consapevolezza che in Afghanistan di sicuro non c’è niente. E allora credi che sia la pazzia ad animare le tue scelte. Si, quel pizzico di pazzia che è necessario per cercare di rendere migliore questo mondo. Non hai grandi pretese e parti con quel carico di speranze che le belle parole delle persone care ti lasciano nel cuore, prima di affrontare il viaggio. Tra queste quelle di Antonio: “ porta il tuo sorriso alle persone di quella terra affascinante quanto martoriata” oppure quelle di Emanuele: “siamo cresciuti insieme e tu stai coronando i tuoi sogni da bambino. Sono orgoglioso di te”. Stefano che prima dell’ultimo brindisi ti dice che non è da tutti avere dedicato un libro, riferendosi alla mia pubblicazione sul Kosovo. Angelo in un messaggio con Denise e Laky ti ribadisce che è contrario alla mia partenza, proprio come mamma. Luciano, invece, è sempre dalla tua parte: “so che non è facile lontano da casa…ma quando ti sentirai solo e stanco pensami, e io ti aiuterò. Un abbraccio forte, il tuo fratellone”. L’unica paura adesso è quella di deluderli. Non ci penso, provo a dormire…che domani si parte!

Mirko Polisano

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