venerdì 30 settembre 2011

AFGHANISTAN, PENSANDO A CASA...

È il pensiero che oggi in molti fanno. C’è chi arriva e chi parte. E le emozioni, inevitabilmente, non sono le stesse. Ieri, davanti al computer c’era un uomo in divisa che diceva a casa: “dai, che domani ci vediamo…”, oggi davanti al computer ce n’è un altro, che salutava il figlio, Fabietto, che a casa piangeva senza il papà. Ma per chi fa il soldato, sa che è così e anche le famiglie lo sanno. Difficile, magari spiegarlo o, forse, accettarlo, specie i primi giorni. E non vedi l’ora che questi sei mesi passino in fretta, per la voglia reciproca di abbracciarsi. Succede a noi reporter, che qui di giorni ne dobbiamo trascorrere dieci, quindici al massimo. Hai voglia delle piccole cose, niente quando le hai davanti e tutti giorni, tutto, quando sei in un posto come questo. E così, ti manca anche quel cornetto la mattina, il giornale che sfogli per sapere cos’è successo, la telefonata per sapere cosa fai a pranzo o a cena. Hai voglia perfino del caffè a colazione…io che di caffè non ne bevo. Poi la sera, vedi il cielo e le stelle che hai lasciato qualche mese fa, ti sembrano le stesse e sembrano dirti: “noi siamo ancora qui…e vediamo tutto…”. E se potessero parlare, ti racconterebbero anch’esse di questo paese, che sa di polvere e terra, che sa di vita, e di voglia di ricominciare tutto da capo, con o senza di noi. Ogni base operativa, anche quella più a rischio, ha le sue storie; ogni villaggio i suoi personaggi, ogni paese le sue tradizioni e i suoi saggi che di leggende ne narrano da tempo…ma se potessero, le stelle ti racconterebbero di altri che non ce l’hanno fatta e non soltanto quelli che indossano una divisa, ma anche di bambini, donne e uomini vittime di una guerra che va avanti da dieci anni. Ti racconterebbero, anche di Herat, città storica, nel cui cuore periferico sorge la base italiana…un po’ come una casa, per chi qui lavora, ripensando ogni tanto e troppo spesso a quella vera a Cagliari, Pisa, Venezia, Roma. E c’è anche chi ha voluto segnare su tavole di legno…i chilometri da qui alle città di provenienza di ciascuno: un po’ per accorciare le distanze. E di città ce ne sono davvero tante: dalle più famose, alle meno conosciute. C’è Teramo, per esempio, rappresentata su questo stendardo ligneo con mare, monti e…arrosticini; c’è Udine, ma anche la piccola Montoro Inferiore, vedo bene e trovo il mare e il sole, sopra una scritta: “Ostia”, leggo i chilometri: 3696 e le coordinate gps…prima un sorriso, poi sembra così vicino: il cavalcavia,lo studio di Salvatore, il negozio di musica e…dalla strada guardo in su e… al posto delle stelle, trovo quell’angolo di balcone che sporge…ecco anche io ripenso un po’ a casa…non resta che citofonare…

Mirko Polisano

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