venerdì 12 agosto 2011

LIBANO, ARRIVO A BEIRUT...SOGNANDO SHARM...

Arriviamo a Beirut, ma non è un arrivo. Mancano altre cinque ore di viaggio per giungere a destinazione. Nella “staging area”, ci assegnano i pullman: la strada è lunga, tortuosa e anche pericolosa. L’attentato del maggio scorso, ai danni degli italiani continua ad avere la sua eco. E così anche le disposizioni sulla sicurezza cambiano. Già dai primi minuti, mi accorgo che è un Libano diverso da quello lasciato tre anni fa. Ci consegnano il giubbino anti-proiettile e il kit di primo intervento per il soccorso di emergenza. Parte la colonna. Attraversiamo la “zona rossa”, teatro degli ultimi avvenimenti. “mike 1 a mike 2…che succede? Interrogativo. Passo”. Dalla radio, nessuno risponde. Il mezzo davanti a noi è fermo. Fino alla terza chiamata non arrivano spiegazioni. Il macchinista parla invano. Quando voglio risposte, non le cerco da chi comunque mi vuole rassicurare. Le trovo in chi mi sta intorno. Sono i giovani militari, seduti accanto a me. Sembrano essere tranquilli. La certezza, arriva quando dal viva voce dicono che il mezzo è fermo a causa di un’avaria. Si riparte. Sono le tre del mattino, circa. Ormai, non riesco più a prendere sonno, così ascolto. Ci sono due soldati che parlano tra loro. Rientrano da 15 giorni di licenza. Non conosco i loro nomi. Parlano quel siciliano stretto che poco ti lascia intendere. C’è chi li chiama “terroni”…per me rappresentano la bellezza di un Paese, il nostro, capace di aprirsi a tanti modi di essere. Si raccontano queste brevi vacanze. Uno le ha trascorse in famiglia, al villaggio con i suoi tre bambini; l’altro, da buon isolano, nella sua terra: di giorno, qualche caletta raggiunta con il gommone, di sera, un’uscita con gli amici. Continuano a chiacchierare, finquando quest’ultimo interrompe il discorso con una sincera esternazione:

“Lo sai che c’è? Voglio farmi anche io una vacanza di relax…come si deve! Voglio andare al mare, al sole, al caldo…ma non qui in Libano…mi piacerebbe Sharm, a fine missione…che dici è un sogno?”.


Continua a parlare…penso alla sua giovane età. E ai suoi sogni che potrebbero essere quelli di un’intera generazione, la mia, che lavora e rischia giorno dopo giorno per cambiare un mondo che così non va…




Mirko Polisano

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