domenica 18 dicembre 2011

AFGHANISTAN, IL SENSO DELLE PAROLE


Con l'Ambasciatore Afghano in Italia S.E.Musa M.Maroofi

Cercare di trovare un senso alle parole. Un contenuto che potesse racchiudere speranza, pace, solidarietà, fiducia. Senza nessuna pretesa, andare alla continua ricerca di volti da associare, immagini a cui poter fare riferimento, pensieri che trovano la loro forma. Forse, un po’ questo è stato “Storie Lontane. Racconti di Vita in Afghanistan”, ieri. La storia di un popolo, di un paese. La storia di persone.

E di persone ne ho viste tante. Amici, che hanno deciso di trascorrere un sabato pomeriggio, l’ultimo prima di Natale con me. A sentire le mie di Storie…qualcuno già le conosceva, qualcun altro le ha ascoltate per la prima volta. Tutti, forse, si sono innamorati non tanto di un Paese e delle sue “Storie…” quanto del fascino del “Lontano…”, dell’idea della guerra che continua a suscitare sentimenti: patriottismo e paura, rabbia e dolore, vittorie e sconfitte, vincitori e vinti. Mi vengono in mente le parole di Brecht che ti dice che dalla guerra ad uscirne sconfitta è sempre la “povera gente”. Io credo che tutti da una guerra ne escono perdenti. La stessa umanità, che continua a non capire. Ma d’altronde l’umanità si è sempre accompagnata alla guerra, alla smania di potere, al racconto. I versi di Omero ti parlano di guerra, di combattimenti, di “infiniti lutti”. Poi, Cesare con la sua voglia di dominare, e così scorrono i secoli fino ad arrivare ad oggi, a noi che continuiamo a farla la guerra. E a raccontarla. Ognuno a suo modo.

Con i sogni. Quelli di Carla che in Tanzania ha portato non solo “Storie Lontane…” ma un’altra parola: futuro. Quello dei bambini che studieranno nelle sue scuole, quello delle donne che potranno dare da bere ai propri figli acqua potabile. Quello dei ragazzi che rincorrono in un pallone la loro voglia di svago. Come altri ragazzi, oggi grandi, che come canta De Gregori hanno appeso “gli scarpini a qualche tipo di muro”. E “chissà quante ne vedranno…” le loro magliette… ne vedranno altri di abbracci dopo un gol… forse è stata questa la nostra più grande vittoria!

Con la vicinanza. Quella di Daniel e Maria Clara che ci hanno fatto vedere un’altra Italia che affianca l’Afghanistan. Immagini di avamposti di guerra, dove si vive con il brivido di non farcela…ma non mancano forza d’animo e determinazione. Non mancano neanche i sorrisi dei bambini che non hanno play-station e you tube… ma si divertono ugualmente.

Con la saggezza. Quella di un Ambasciatore Afghano che ti racconta della sua terra, del suo paese e del “chador”. Resti affascinato nel sentirlo parlare. Ti dice che ha scritto anche lui un racconto sulle donne e il burqa. È il rispetto delle tradizioni. Poi, quella frase che non dimentico: “Thank You, to Mister Mirko Polisano”…e mi sembra di essere in un film americano. Uno di quelli dove vincono i buoni…

Con la sensibilità. Quella di Sharidad e di tutti coloro che si stanno battendo per salvare il Campo di Ashraf in Iraq per lottare contro la violazione dei diritti umani. Il capo coperto e un italiano semplice per farti capire che è necessario parlarne…

Arriva Annarita. Ci siamo conosciuti un paio di settimane fa in un bar del centro di Roma. Sotto la statua del bersagliere. Suo figlio è paracadutista…oggi non c’è più. Se ne è andato pochi mesi fa in Afghanistan. Ci abbracciamo. Per lei, ricordarlo è importante…per noi forse di più. L’applauso. Ci si alza in piedi. E da oggi il suo dolore non è più solo suo.

È anche un po’ nostro…


Con Annarita Lomastro, mamma di David Tobini



Con Pino Scaccia, giornalista Tg1



Mirko Polisano

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