Un
normale posto di blocco che scopre un traffico legato al terrorismo
internazionale. È ancora top secret l’operazione di Polizia che l’altra notte
ha rivelato quanto le infiltrazioni del califfato Isis siano presenti a Roma.
E’ sabato notte nella Capitale quando una macchina di lusso con a bordo due
magrebini non si ferma all’alt intimato dalle forze dell’ordine. In pattuglia
ci sono gli agenti del commissariato Romanina che fanno scattare
l’inseguimento. Gli stranieri, nonostante siano braccati e abbiamo il 113 alle
costole, riescono a farla franca abbandonando l’auto e scappando a pieni
perdendosi per le campagne tra il grande raccordo anulare e la circonvallazione
Orientale. La macchina è ferma e da una prima ispezione emerge un inquietante
ritrovamento: due pistole. Pezzi di tecnologia avanzata, non roba da normali
delinquenti. Dal numero di targa si risale al proprietario, uno dei due
fuggitivi, che abita in un residence lungo la Cristoforo Colombo tra
l’Infernetto e Acilia. Parte il blitz e nell’appartamento dell’uomo c’è la
moglie. Lo scenario cambia di nuovo e qui gli agenti della polizia si rendono
subito che l’affare si ingrossa. La donna, una cittadina italiana ha in casa
bandiere dell’Isis, articoli di giornale inneggianti al Califfato e cosa ancora
più inquietante delle mappe della città di Roma con possibili obiettivi da
colpire. Sulla vicenda così delicata, il riserbo è oltre ogni previsione e
tutti gli elementi sono al vaglio degli inquirenti. Tutto fa pensare a una
cellula terroristica con base operativa proprio sul litorale romano. La donna è
stata identificata e condotta in commissariato e ora dovrà chiarire la sua
posizione. Di certo, è solo il punto di partenza di un’inchiesta appena
iniziata e che non esclude altri possibili collegamenti con una rete di
infiltrati che opera tra Roma e la sua periferia. I jihadisti sunniti dello
stato islamico dell’Iraq e della Siria avevano già intimato l’occidente e
promesso di conquistare Roma. Ora, spetterà all’intelligence italiana esaminare
la portata dei fatti, inquadrandoli in una reale minaccia per il paese o
piuttosto considerarli un singolo episodio a sé stante, frutto del fanatismo
del momento. D’altro canto era stato lo stesso ministro dell’Interno Alfano a
definire elevato il rischio per l’Italia, promettendo misure severe contro la
minaccia terroristica. Il titolare del Viminale ha annunciato, nei giorni
scorsi, uno stretto controllo da parte delle forze dell’ordine sui soggetti più
a rischio. L’attenzione di polizia e carabinieri resta alta e il monitoraggio è
costante. Sotto osservazione anche i transiti e i passaggi dei probabili
combattenti stranieri sul territorio nazionale. Secondo le recenti e ultime
stime, sarebbero 48 le persone che sono passate dall’Italia e poi entrate nelle
file dei jihadisti. La crisi siro-irachena ha aperto scenari nuovi e nuovi
rischi e l'impegno dell'Italia è al massimo. I contorni di questa vicenda
restano tutti da chiarire. Sicuramente un ulteriore risvolto nelle indagini
arriverà dai due magrebini tutt’ora a piede libero. Forse, mente e braccio di
un’organizzazione ben più strutturata.
Mirko Polisano
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Bandiere dell'Isis sono state trovate nel rifugio della possibile cellula alle porte di Roma |