Ci sono
racconti che solo con il tardarsi della notte riescono a conferire una
sfumatura diversa alle emozioni. Niente di complicato, stasera. Un palco si
trasforma nel grande schermo e ti senti un po’ come al cinema. Non servono i
pop corn, basta qualche sedia e tante stelle. Al resto ci pensa Ostia e chi
Ostia la ama, chi la racconta ogni giorno e chi l’ha fatta conoscere anche agli
altri. Ti vedi scorrere gli anni e i decenni, come se fosse tutto un attimo. Il
cavalier Muzzarelli parla di Giulietta Masina, della Mangano e di Liz Taylor
che ai tavoli del suo ristorante si sono sedute per mangiare gli spaghetti alle
vongole sgusciate, come piacevano a Fellini. Ostia è questa con la sua magia
degli anni’60. Ti ritrovi a tu per tu con il brigadiere Gargiulo. Si quello che
si è fatto fregare la moto da un ladro in “Squadra Antiscippo”e quello del “Delitto
a Porta Romana”. E per chi, da bambino, non si perdeva una puntata delle
avventure di Bombolo e der “Monnezza” è come trovarsi di fronte il calciatore
per cui si faceva il tifo, che sia Rudi Voeller o Ruben Sosa, poco cambia. Emozioni
da fine anni’80. Sembra di sentire le note di “Cara”, colonna sonora di Lucio
Dalla per Borotalco di Carlo Verdone. È lo stesso sogno di Pino. Era
impossibile non fermarmi a parlare con lui quando lavoravo in municipio. Ancora
indossa il gilet di pelle che sfoggia in “Troppo forte”, mentre divora il
flipper del bar, dove Oscar Pettinari ha una interminabile lista della spesa da
pagare. Arrivano, poi, altri “Compagni di Scuola”. Elena Sofia Ricci non
dimentica i suoi trascorsi al liceo classico Anco Marzio, dove ci siamo divisi
lo stesso professore di storia e filosofia che anche stasera mi ha interrogato
su Achille e la tartaruga, su Orazio, Nevio e Livio Andronico. Scorrono le
immagini di Alberto Sordi, Federico Fellini e Roberto Benigni, sovrapposte ad
un’Ostia che è cambiata e pure tanto. Ma che ancora conserva un certo modo di
essere. Dove i panini e i cocomeri in spiaggia sono gli stessi dei film in
bianco e nero, e dove Er Cipolla è un vero cult. Massimo è il figlio di Aldo
Fabrizi. Ha la sua stessa romanità e vive di una struggente malinconia. Ricorda
il papà, la Famiglia Passaguai e le
giornate al mare, al Battistini. Poi, legge un sonetto e i suoi versi sono per
noi i titoli di coda di questa serata. Grazie Giulio, perché, ci hai fatto
venire una gran voglia di cinema. Proprio oggi, ironia e volontà del destino,
in questa giornata di agosto. Il 7, per la precisione.
Come nel film
di Luciano Emmer.
Mirko Polisano