Ci sono cuori che battono
ovunque. Al di là dei confini e oltre le frontiere. È il cuore di un’altra
Italia che, con lo stesso entusiasmo e un pizzico di nostalgia in più, fa il
tifo per gli azzurri pronti a scendere in campo, tra poche ore, contro
l’Uruguay. È un’attesa fatta di speranze
e emozioni quella dei nostri connazionali all’estero. Giovani, laureati e con la
voglia di realizzarsi in un lavoro che nel Belpaese, da Roma a Milano, continua
a non esserci. Sono psicologi, medici, giornalisti, archeologi il volto di
quest’Italia che vive oltre il Passo del Brennero, e che è costretta a
trascinarsi l’etichetta di spaghetti, mandolino e di pizza margherita. Superati
anche gli stereotipi di “Little Italy”, grazie al sogno di un’Europa unita,
sono comunque tante le presenze italiane in Inghilterra, Irlanda, Francia e
Germania. Il sentirsi italiano, da queste parti, è un valore aggiunto e una
marcia in più. Nel nome del pallone e nel segno di Balotelli, l’Italia del
football si ritrova a casa o nei pub di Londra e Dublino. Ma anche per le
strade di Berlino e nei vicoli di Parigi, sotto un unico tricolore che, almeno
per questa volta, abbatte ogni barriera.
Carmen Cretoso giornalista "europea" in Francia |
QUI PARIGI. Carmen Cretoso è
partita da Pompei alla volta della Francia. Ha 30 anni e tifa Napoli. “Al sud
il lavoro non c’è – racconta – allora dobbiamo inventarcelo. Anche i sogni
costano e così ho deciso di lasciare la mia città, la famiglia e gli amici per partecipare ad un progetto con il parlamento europeo”. Ha seguito le recenti elezioni
amministrative di Parigi e ha una passione per Insigne e Immobile, ma quando
scendono in campo gli azzurri, il tifo è per tutti. “Mi riunisco a casa –
spiega- con altri amici e il rito scaramantico è quello di preparare le lasagne.
I coinquilini stranieri si aggiungono lo stesso anche se non tifano Italia e
alla fine ci ritroviamo tutti a tavola”. Alcuni bambini con cui lavora nelle
scuole, le hanno disegnato sul volto la bandiera dell’Italia e poi anche quella
della Francia: “così se vince l’Italia o vince la Francia – le hanno detto-
nessuno ci rimane male”.
Tifosi italiani a Berlino |
QUI BERLINO. Giuseppe da diverso tempo vive a Berlino. È un
appassionato di calcio e per le strade della capitale tedesca ha riunito i
tanti italiani per seguire insieme le partite della nazionale. Qui, è dove
l’Italia ha vinto il suo ultimo mondiale, ma è anche il paese che ha mandato in
onda un recente spot pubblicitario che ironizza sulla figura di noi italiani. “Berlino è una delle
città in Europa con la comunità italiana più vasta- fa sapere Giuseppe- quando arrivano i mondiali, da buoni italiani,
partiamo in sordina. E come potrebbe essere altrimenti, con le maree di
bandiere, sciarpe, canti a colori giallo rosso e nero. I tedeschi sono dei veri
coreografi quando si tratta di eventi come questo. Posso davvero fare scuola.
Ogni locale, ogni angolo della città, ogni auto, palazzo e bar è tinteggiato
coi colori della nazionale teutonica. Giovani, anziani, donne, bambini, quando
gioca la Germania sono tutti uniti a tifare insieme. Noi italiani abbiamo i
nostri santuari, ci riuniamo, ci facciamo sentire. Due anni fa fu così e,
arrivati in semifinale con i tedeschi, poi eliminati come al solito, siamo
esplosi, a nostro rischio e pericolo. Ma poi i tedeschi, si sa, sono sportivi,
ci bevono su e dimenticano presto”.
Italia-Inghilterra a Londra |
QUI
LONDRA.
Livia è arrivata in Inghilterra per imparare la lingua e per cercare lavoro,
come tanti italiani da queste parti. “La partita d’esordio – ci dice- ha
vissuto un’attesa con il pathos alle stelle per noi italiani a Londra. Gli
inglesi sono molto nazionalisti e soprattutto non ci vedono di buon occhio. Per
le strade della città di italiani non se ne vedono. Qui, il punto di ritrovo
resta il pub dove, in compagnia di buona birra, siamo pronti a seguire le gesta
di Balotelli e compagni". Anche a Dublino, il pub diventa Casa Italia: “Da queste
parti – racconta Antonio, da due anni in Irlanda- il tifo è tutto per noi. Gli
irlandesi sono dalla nostra parte, specie da quando abbiamo sconfitto l’Inghilterra". Belfast resta ancora un nervo scoperto.
L'Italia in gol. Visto dal Kosovo |
QUI
AFGHANISTAN. Poi, c’è un’altra Italia. Quella del senso del dovere, quella che non
conosce interruzione né domenicale, né festiva. Quella che scende in campo ogni
giorno in posti difficili come l’Afghanistan, il Libano o il Kosovo. Nella base
di Camp Arena, l’atmosfera si fa più coinvolgente e i punti ristoro hanno i
maxi schermi sintonizzati sugli stadi del Brasile. Così come a Pristina o a Shama
nel Libano del sud. “Quando partono le note dell’inno nazionale- spiegano dal
contingente italiano- la sensazione è fatta di brividi e commozione. L’inno di
Mameli noi lo cantiamo ogni giorno, quando iniziamo la giornata ed è l’icona
dell’unione del popolo italiano e della vicinanza, ovunque ci si trovi”. Dopo
la partita contro l’Inghilterra, le strade di Tyro sono state invase da
caroselli di libanesi che sventolavano il tricolore. “E’ stata la nostra
vittoria più bella”, fanno sapere i militari italiani dalla base Onu.
Mirko Polisano
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