“Quanta strada deve percorrere un
uomo per considerarsi un uomo…?”.
L’inchiostro è quello di un pennarello
indelebile, la scritta è posta sull’elmetto, primo compagno di viaggio in
questa terra, dove pace e guerra si incontrano. Non ti aspetti di trovare una
citazione di Bob Dylan sul telo
mimetico…è il mondo di giovani, lontano da quello di altri loro coetanei. E
lontano anche da un immaginario comune e qualunquista che li vede del sud,
ignoranti e prezzolati.
Hanno poco più di vent’anni, e non si tirano indietro
davanti alle responsabilità. Tra polvere e sabbia, sorvegliano una torretta; di
notte non hanno tempo per godersi il panorama stellato dell’Afghanistan, e se
quel cielo potesse parlare ti racconterebbe meglio di loro. Delle avversità di
questo deserto, dove fa caldo e l’acqua per tenerla fresca la devi nascondere.
Ti direbbe delle tende piccole che sono un riparo dal cocente sole e che in
certi posti il cibo è scaricato dagli aerei, perché i rifornimenti non arrivano.
Ti parlerebbe dei loro anfibi
chiari e impolverati, dei bauli neri e di plastica, degli zaini tattici e delle
mostrine con il gruppo Zero positivo. Poi, si parte. All’arrivo in aeroporto,
mai voltarsi indietro e il saluto è sempre veloce. Gli occhi lucidi, potrebbero
tradire l’emozione e anche la paura. Perché in Afghanistan la paura, c’è.
Giovani pronti ad indossare
giubbetto e armi e a salire sul Lince, andando incontro al loro destino che pur
conoscendolo, non sanno quale sia. Il pensiero vola avanti, ma non possono fare
a meno di preoccuparsi. Già, come in una sorta di paradosso vivente, sono loro
a preoccuparsi per chi sta a casa. Così internet diventa un tranquillante, e
skype il rimedio alla lontananza. Quando il collegamento prende e il segnale
non arriva disturbato. Quando si può una telefonata…e la risposta è sempre
uguale: “Mamma.Qui, tutto bene!”.
In queste pagine, ci sono questi
giovani. Che tifano Milan, e Napoli. Lazio e Palermo…quasi ad unire l’Italia
sotto un unico modo di essere: quello della migliore gioventù. Che non ti canta
solo Bob Dylan, ma ti cita Confucio, Gandhi e Nietzche. Che studia la Bibbia e
che conosce il Vangelo. Una generazione che sarà anche figlia di un certo
benessere, ma che ha vissuto i passi cruciali della storia contemporanea.
Abbiamo visto cadere il Muro di Berlino e scoprire la guerra con la crisi del
Kuwait e le stragi dell’ex Jugolsavia. Poi, chi l’avrebbe detto che quell’11
settembre saremmo andati a farla anche la guerra. In Iraq e in Afghanistan. Da
queste terre, alcuni non sono tornati. Il pensiero è per loro. Ma
è anche per chi c’è e continua un’altra “missione”...
Quella che i loro figli,
mariti e fratelli…hanno lasciato in sospeso.
Mirko Polisano
E' stato presentato lo scorso febbraio il calendario "Afghanistan, domani...però domani!", curato dall'Associazione Caduti di Guerra in Tempo di Pace. Il filmato, che ha superato le oltre 2.200 visualizzazioni in meno di un mese, è disponibile collegandosi a questo link:
Militari italiani in missione all'estero |
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