“La Guerra Dimenticata” è il tema di questo ultimo viaggio che ci porterà in Irlanda del Nord, per raccontare Belfast e i suoi muri. Un salto indietro nel tempo, dai disordini di una guerra a bassa intensità alle battaglie di oggi, che nonostante gli accordi di pace del 1998, sono ancora presenti nelle menti delle due comunità, quella cattolica e quella protestante, che continuano a restare divise. Come accade a Bombay Street, dove gli scontri del 1969 rivivono attraverso un memoriale. Te lo dice anche Joe, che oggi guida il taxi e organizza i “Political Tours”, amarcord del conflitto. È lui che ti spiega che i protestanti vanno in una piscina comunale, i cattolici in un’altra. “Inconcepibile in una qualsiasi altra parte d’Europa, ma da noi è così”, sostiene Joe. Le divisioni sono nelle piccole cose del quotidiano: è sempre stata una difesa dell’uomo, quella di innalzare barricate, di segnare il confine, di recintarsi il suo spazio. Si chiamano “peace-line”, le linee della pace e ce ne sono 88 in Irlanda del Nord. “Impossibile abbatterle – ti dice la gente – con queste barriere ci sentiamo protetti”. I muri è come se li sentissi parlare. E lo fanno attraverso dei disegni che ti mostrano che la pace di Belfast non è solo per Belfast. I pensieri scritti sul calcestruzzo fanno da eco ad altre battaglie: quella della Palestina, per esempio e il muro sembra un po’ quello di Ramallah, quella di Cuba e del suo embargo, quella delle donne. Racconteremo quello che è stata l’Ira, l’esercito repubblicano irlandese: volontari che hanno combattuto per ribellarsi alla dominazione inglese. Anche Gheddafi, li ha aiutati fornendo loro le armi per contrastare la potenza occidentale di Sua Maestà la regina. Incontriamo uno dei leader dell’Ira, il primo a presentarsi in pubblico senza il viso coperto da un passamontagna. Ha trascorso 22 anni in prigione e oggi è uno degli attivisti, che comunque crede nella pace. È stato compagno di cella di Bobby Sands, altro eroe per i cattolici irlandesi e ha preso parte alla “protesta delle coperte”, quando i detenuti si rifiutavano di indossare la divisa da prigionieri politici in forma di ribellione per come venivano trattati. La sua è una testimonianza toccante. “Cronache dal Mondo” vi mostrerà anche le prigioni: i Blocchi H, come venivano chiamati. Sul conflitto nord-irlandese, anche Bono si è espresso. All’epoca dei fatti tragici di Derry, quando i militari inglesi fecero fuoco sulla folla, uccidendo decine di civili che manifestavano per i diritti umani, aveva dodici anni. A ventidue, scrive “Sunday Bloody Sunday” con gli U2. Il ritornello ti dice tutto:
“Per quanto tempo ancora dovremmo cantare questa canzone?”.
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