“Tu, ragazzo dell’Europa…viaggi con quell’aria precaria…”.
Erano i primi anni ‘80, quando Gianna Nannini mise in musica queste parole. Il muro di Berlino da lì a poco sarebbe caduto e ovest ed est non avrebbero più rappresentato le divisioni di una Germania contesa, ma anche la fine della Cortina di Ferro che separava il blocco comunista da quello occidentale. Insomma, stava per nascere un’altra Europa, quella che forse ha gettato le basi della “comunità” di oggi, e che ci vede simili non solo nel nome di una moneta, ma anche nella lotta quotidiana tra sofferenze e sacrifici. La crisi delle banche e dei governi e un’economia che rende ricchi i ricchi e poveri tutti gli altri. La sfida del lavoro è sempre più dura e l’alternativa è un baratro. Cassa integrazione, mobilità, pensioni ferme, ma anche contratti a tempo e provvigioni. Tutti termini che sono stati catapultati nelle nostre vite, nei nostri pensieri e nel nostro mondo. Una quotidianità che spaventa e che allo stesso tempo ti frena. Questo è ciò che offre il mio Paese. Una macchina a rate, un telefonino in comodato d’uso, un governo che tassa le case. Non so se sia giusto o meno. So che a quasi trent’anni sogni e speri altro. Così di questo Paese ti resta un po’ di passione, quando davanti alla tv vedi la tua Italia scendere in campo in questi Europei, che per novanta minuti ti distraggono. Ma anche qui hai le tue riserve, quando pensi a tutti quei soldi e agli sponsor, quando il tuo capitano non rappresenta un esempio di sport, quando le scommesse vincono sui risultati. No, ti accorgi che il limite è stato superato quando neanche un gol può far tollerare tutto questo. Prima bastava uno Schillaci e tutto passava. Adesso non lo accetti. Non ti resta che percorrere la strada dell’Europa, almeno quella ti sembra la migliore.
Il primo è stato Fabio. Lui, a dire il vero, è sempre stato uno spirito libero. E’ andato a Cork in Irlanda a fare la sua esperienza, poi si è imbarcato su una nave e continua a girare il mondo, lasciando ogni volta famiglia e amici. Fabio non è uno qualunque. È uno forte. Era piccolo e parlava benissimo lo spagnolo, poi gli studi, il lavoro di barman e una laurea. Ci conosciamo da quando avevamo sette anni. Ogni tanto, tra un viaggio e l’altro ci vediamo ed è come se non ci fossimo allontanati nemmeno per un attimo.
Anche Matteo è un grande amico. L’ho scritto pure nelle mie “Storie Lontane”. Quando ci siamo incontrati faceva il cameraman e la nostra trasferta più lontana poteva essere Ardea o Tor San Lorenzo. La passione per il cinema lo ha portato a Londra. Mi ha mandato il suo ultimo montaggio. La scritta in inglese ti fa capire che la via Litoranea l’ha superata eccome…e la strada percorsa è sicuramente quella giusta. Ogni tanto ripenso alla pizza del sabato sera e ai film al cinema, dove io crollavo senza arrivare alla prima mezz’ora. Il filmato l’ho visto ed è facile definirlo bello o particolare. Io non saprei commentarlo, so solo che dopo i primi quaranta secondi mi sono detto: “questo è un lavoro di Matteo”.
Francesca è partita un anno fa. La sua è stata una scommessa. Ha sempre sognato di fare un’esperienza all’estero. È volata a Dublino. Ci ha creduto e oggi è realizzata nel suo lavoro e nella sua vita. Non è stato semplice neanche per lei, e dividersi tra l’Italia e l’Irlanda ha le sue difficoltà: ogni volta che riparte porta nella valigia qualcosa di noi… ogni volta, il rimprovero per non essere ancora andati a trovarla…poi, quell’abbraccio. Così forte che dice tutto. Domani, parte Antonio. Anche per lui inizia una nuova vita. Vorrei augurargli “buona fortuna”…ma so che non ce n’è bisogno. E’ bravo e poi…lassù c’è qualcuno che lo protegge e lo guiderà…
Mirko Polisano
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