domenica 31 luglio 2011

STORIE LONTANE...RACCONTI DI VITA IN AFGHANISTAN, ANTEPRIMA DEL LIBRO

Si è svolta al Pontile di Ostia l'anteprima del libro "Storie Lontane...Racconti di vita in Afghanistan", edizioni DpC


Il significato di “Storie Lontane…” è già racchiuso nel titolo di questo libro. Sono storie che partono da lontano e arrivano da posti lontani. E difficili. Come l’Afghanistan. Una terra che non puoi dimenticare una volta che l’hai vissuta. Una terra che ti resta dentro con i suoi paesaggi, le sue montagne, la sua polvere che non solo hai sulla pelle ma anche nell’anima. “Storie Lontane…” ha il compito e il dovere di raccontare la vita in Afghanistan. Perché la vita in Afghanistan c’è. E’ la quotidianità scandita dal tempo e dai giorni. E’ la vita commerciale del mercato di Herat, dei venditori di frutta, di pane e di dolci fatti di panna e miele e che riportano questa città agli antichi splendori, a quando era definita la “piccola Parigi” per la sua pasticceria. Ma queste sono le cose che non fanno notizia. E così siamo abituati a parlare di Afghanistan nei telegiornali solo quando rientra la salma di un alpino o di un parà avvolta da un tricolore. Anche “Storie Lontane…” racconta la guerra e le vittime, ma con l’intento di mostrare che l’aridità di quel deserto non è riuscita a portare via l’affetto di cui è circondato chi ha sacrificato la propria vita per la causa internazionale. È il caso di Matteo Miotto, caduto l’ultimo giorno del 2010 in Gulistan. Quel capodanno, raccontato da “Storie Lontane…”, nessuno dei suoi commilitoni né chi, come noi, era lì lo potrà mai dimenticare. Ripartire dopo questa storia è dura, ma la vita va avanti. Anche in Afghanistan. Ed ecco, allora che arriva Hamidullah, bambino di cinque anni che insegue una speranza: arrivare in Italia per poter un giorno camminare; oppure Feizamat che va in giro in moto per le strade di Herat e ci racconta la vita di un ragazzo di 16 anni, che parla benissimo l’inglese; o ancora l’ingegnere. Ha visto prima i russi e poi gli americani. Ha bruciato la sua laurea, perché in Afghanistan non c’è lavoro per un ingegnere e così ha aperto un ristorante in centro città e cucina pollo e montone. A queste storie, si aggiungono quelle dei nostri militari. Uomini e donne che non importa se sia Natale o Capodanno, loro sono lì in garitta, piuttosto che su un lince o in elicottero a pattugliare e a lavorare. Li ho incontrati e non riesco a non ripensare ai loro volti e alla loro vita: Luca di Centocelle, Francesca di Acilia, Carmine di Caserta, Italo di Venezia, Antonino l’infermiere e Andrea, il medico-poeta. Il libro edito dalla casa editrice DpC sarà in vendita dal prossimo novembre. Intanto, è stata presentata ad Ostia l’anteprima. Al Pontile, nello spazio di Approdo alla Lettura, c’erano tanti amici, a cui dedico queste parole.


Perché i giorni a seguire sono quelli in cui ripensi a come è andata. Particolari attimi che restano dentro di te. La mente ritorna a quelle prime pagine scritte. E ti accorgi che dietro non c’è soltanto il tuo lavoro, ma soprattutto tante persone. A cui oggi devi dire grazie. Ne ho viste un po’ e non tutte…perciò qualcuna la dimenticherò sicuramente, non me ne voglia.

Prima di salire sul palco, le prove con Alberto e Giorgia, che ha patito anche il freddo per me. Poi Andrea, Alessandro con le loro musiche e la loro professionalità. Simone, Marco e Giulia…che hanno dato voce alle mie parole.

Stefano, Alessandra, Emanuela e Elena, salutati prima dell’inizio. Salvatore che è dovuto scappare ma ha fatto di tutto per esserci. Tonino che ha già letto le bozze e ti saluta contento. Monica che in un messaggio ti dice che ti vuole bene.

Ripensi a questi piccoli gesti. Poi si parte. Tra il pubblico qualcuno lo intravedi: i familiari sicuramente. E gli amici. Davvero loro non mancano mai. Il flash-back è istantaneo: Angelo con la maglietta del Milan, Danilo con la tuta dell’Adidas, Emanuele con le superga blu, Luciano con il primo motorino. Un esserre. Stefano con il pandino verde e Davide con le perry ellis. Li ritrovi lì seduti, tra le ultime file. Per evitare sorprese. Ma ci sono. Ci sono come tanti altri. Eugenio e Catia, Francesco, Maurizio, Daniel e Maria Clara, Gianni del Tg1, Adriana e Vittorio, Giuliano, Giosuè, Maurizio, Giacomo, Amerigo, Gianluca, Cristiano e Raffaella, Stefania, Anna e Gabriella.

Salvatore con la sua macchina fotografica, così come Luigi pronto a scattare. Roberto, Antonio e Giorgio che continuano a seguirti. Denise, Paolo e Rossana. I cugini e le tante zie…immancabili anche loro. Tullio che ti ha ospitato. E i tuoi professori. C’è la maestra di italiano, la prima a farci scrivere un articolo di giornale. Lo ricordo ancora era sulla guerra in Iraq, la prima del Golfo. Se ci ripenso oggi, mi vengono in mente tante cose. E tante domande soprattutto. La prof di lettere che ti ha insegnato l’amore per la scrittura e la letteratura. E’ anche merito loro.

Il ricavato del libro andrà all’associazione di Carla per aiutare i bambini della Tanzania. Ho scelto l’Associazione “Silenas” perché l’ho conosciuta di persona. Carla è simile a me quando parla delle sue terre povere e difficili trasmette entusiasmo e voglia di aiutare. Così sono più tranquillo se le mie parole d’inchiostro servano a comprare anche solo una lampadina per quei villaggi. Con la prima pubblicazione di “Popoli Spezzati” siamo riusciti ad acquistare un generatore di corrente. Per me è già tanto anche se so che non bisogna accontentarsi. E non lo faremo.

Tra pochi giorni la prossima partenza: destinazione Libano. Sai di dover incontrare nuovi volti e nuove storie da raccontare…come sai già, che ci saranno persone care, pronte ad ascoltarle!

Mirko Polisano

Foto di Salvatore Fizzarotti
Foto di Luigi Pompei



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