Esistono storie che per essere
raccontate hanno bisogno di altre storie. E di altri personaggi. Il sogno di
Aladino che è andato in scena una sera di inizio estate al teatro Ghione di
Roma non è soltanto la favola de Le Mille e una Notte, il cui incanto da secoli
continua ad avvincere lettori di ogni latitudine e età. Ma è anche la favola di
altri, di quei ragazzi nati e cresciuti tra Casalotti e la Pineta Sacchetti.
Zone dove si respira l’aria della periferia, quella pura e vera, quella che non
inganna. Quella periferia dove si conoscono tutti, quella che vive nella Roma
di Rossellini e quella dei teatri di rione di Petrolini. Quella dove l’amicizia
è per sempre e non solo perché questa frase la puoi trovare scritta su qualche muro
di questo magico quartiere. L’amicizia, proprio come quella sognata da Cicerone
- eccolo il sogno che ritorna- quella
virtù al di fuori della quale non può esistere nulla di più prezioso. Questa è
la storia, allora, di 20 ragazzi che hanno superato la timidezza e hanno deciso
di esserci. Per sé stessi, ma anche per i tanti che hanno deciso di assistere
al loro spettacolo. Salire su un palco per recitare e non solo. Per cantare e
ballare, ma anche per gridare “ce l’abbiamo fatta!”. Un progetto che, come tutti
i successi, è nato un po’ per caso e un po’ per gioco, dove è più difficile
tirarsi indietro che andare avanti. Potrebbe iniziare così, come una delle
favole del Gran Visir, la storia della Compagnia della Nanas. Alessia e Roberto
sono il “deus ex machina”, per usare un termine caro alla tradizione teatrale
greca, di tutto questo. Hanno fatto del loro impegno, il loro sforzo quotidiano
e hanno fatto della loro passione, la propria missione. L’amore comune, oltre a
quello della vita, è il teatro. Erano gli educatori di questo gruppo di
ragazzi, che vedeva nella parrocchia il luogo di incontro: “cercavamo qualcosa
che potesse continuarli ad unire – mi racconta Alessia, 20 anni di danza
classica nel suo curriculum- oltre all’oratorio, anche nella vita. Io e Roberto
crediamo fermamente nell’amicizia e avevamo paura che si potessero perdere. Non
avremmo mai pensato che quest’idea semplice potesse trasformarsi in qualcosa di
più”. Come in tutte le fiabe belle, non c’è solo un lieto fine ma anche una
morale. In questa, ciò che resta è la capacità di andare oltre la fantasia, di
portare i sogni nella realtà e di mandare quel messaggio a chi, forse, non
smette di remare contro. Perché c’è anche questo in tutte le favole: l’antagonista
che a volte veste i panni del lupo cattivo e altre volte quelli della strega malvagia.
La risposta più incisiva è rivolta a proprio a questi anti-eroi, perché pensare
per questi ragazzi qualcosa di costruttivo per sé e per il loro futuro
significa toglierli alla strada e proporre un’alternativa. E la vita è fatta di
alternative, Shakespeare ce lo insegna. Nel foyer del teatro Ghione è tutto
pronto e manca poco all’inizio dello spettacolo. Sulle pareti, le locandine di
Aladin e del suo genio sono accanto a quelle dell’ultimo concerto di Amedeo
Minghi: è la bellezza del teatro che avvicina i sogni e annulla le differenze,
anche solo per una sera. Il sipario si apre ed entrano in scena, di volta in
volta, nuovi professionisti. Stavolta è il turno di Fabrizio, Alessandro, Eleonora,
Davide, Martina e tutti gli altri che improvvisano canti e balli. Aladin,
Al-Budùr, il genio e le principesse hanno i volti dei ragazzi di oggi. Di ragazzi
straordinari e qualsiasi con fisici fatti di tatuaggi e orecchini e ti
raccontano di Baghdad e dell’antica Babilonia. A pochi giorni dal loro esame di
maturità, a pochi giorni del concerto del Liga, dove non si può cantare per
paura che le corde vocali giochino un brutto scherzo il giorno della prima, a
pochi giorni da quel “merda, merda, merda” che più che uno scongiuro è un album
che raccoglie tutte le emozioni del debutto. Questa favola ti insegna ad
esserci per gli altri, ad ascoltarli, a riprenderli quando sbagliano e ti
insegna a non girarti mai dall’altra parte. Speriamo che anche questa fiaba
orientale si chiuda proprio come accade ne “Le Mille e una Notte”.
A tutti questi
protagonisti, allora, che arrivino… “mille
lodi e mille benedizioni”...
Mirko Polisano
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La Compagnia della Nanas in scena al Teatro Ghione a Roma |