Siamo arrivati alla conclusione di queste “Storie” che ci hanno
accompagnato per un anno intero. Siamo arrivati al capolinea di questo viaggio,
che ci ha fatto girare tanto, incontrare persone, stringere una mano, accennare a un sorriso con
quello spirito da "uomini buoni", che fa parte di noi. Cercando di comprendere,
così gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi e le loro
tragedie. E di diventare subito, fin dal primo momento, parte del loro destino…
Siamo partiti dalla calda e sterminata Tunisia, a pochi mesi dalla
Primavera Araba che un vento di cambiamento avrebbe dovuto portare. Il Magreb,
i suoi tramonti, i colori del mercato e quel mare navigato da Romani, Saraceni
e Cartaginesi…i giovani e la loro voglia di cambiamento…
I Balcani e le terre divise. Ortodossi e musulmani che parlano di rispetto
e una scuola cattolica, dove suor Amanda insegna tutte le materie…tranne una:
religione…
In Bosnia, dove la speranza e la fede non ti lasciano. Esistono davvero
posti nel mondo dove soli non si è mai. Medjugorie è uno di questi. Un luogo di
pace. Una collina impervia, fatta di spiritualità, emozioni e amore. Come
quello di Francesco e Maria, la prima volta insieme a pregare…di solito si
alternavano di anno in anno… colpa della crisi…Davide sottratto alla droga e
oggi al servizio di una comunità religiosa. E poi c’è Eugenio… che adesso ci
guarda da lassù…
Siamo andati tra le rovine de L’Aquila e quel che resta di una città
abbattuta dal terremoto. Poi la gente, che ha pagato "con i propri
debiti e non con i propri soldi": Marzia, Maurizio e Leò, primo e unico
bar aperto dopo il sisma. Ivana, 87 anni e 8 figli. Vive in una New Town, una
di quelle volute da Berlusconi, ma vuole tornare a casa sua. E poi, quel
biglietto, che forse è ancora lì. Forse, no.
Siamo volati al Belfast per raccontare la
guerra dimenticata. A tu per tu con un ex combattente dell’Ira, 57 anni di cui
22 in carcere e siamo stati in mezzo alla strada a giocare a pallone con i figli
di questa pace imperfetta. Arriva Bono e gli U2: “Per quanto tempo ancora
dovremmo cantare questa canzone?”.
La storia che ti passa davanti: con Benedetto
XVI che va via e la nostalgia inenarrabile di Piazza San Pietro. La stessa
piazza che diventa un tripudio di colori e suoni nel giorno del primo angelus
di Papa Francesco
La neve di Birkenau, nel giorno della Memoria.
68 anni dopo… e l’incontro con quegli occhi che non potrò mai dimenticare. Me
lo disse sotto la neve, con il freddo…un biglietto scritto in cirillico che
ancora conservo. E’ il suo appello: bisogna continuare a raccontare.
Eccolo, il messaggio o il destino che ritorna.
Cambiare direttamente le cose, no; influire sulle coscienze degli uomini,
quello si.
Al di là di ogni luogo, è questa la missione
che deve continuare…
“Niente è brutto come la guerra…”
E. Hemingway, Addio alle Armi.