sabato 18 ottobre 2014

AFGHANISTAN, ABBIAMO VINTO O ABBIAMO PERSO?


L’Afghanistan è come un vecchio amico che ritrovo ogni volta che ne ho bisogno. Anche il suo volto è meno scuro e crudele di quella prima volta. Di quel Natale così difficile e importante per me e per la mia vita. 

Il viaggio è per un reporter il luogo dove trova se stesso e la propria casa. Uno strano richiamo in questa terra dove difficoltà, dolore e miseria si incontrano. A volte penso...ma che posso fare io qui, armato solo della mia passione e della mia penna? E' tutto così in salita che ti senti impotente di fronte a tante cose. Qui dove è più facile morire che vivere. Le prospettive e le dimensioni cambiano di continuo. 

Leggenda narra di un vecchio proverbio di queste parti che racconta di Allah che dopo aver fatto il resto del mondo avanzò del materiale di scarto: lo gettò lì e nacque l’Afghanistan. Aneddoto tra la fantasia e la realtà che mi ha fatto molto riflettere sulle sorti e sul destino che ci accompagnano dalla nascita. Questo è un paese che nessuno riesce a conquistare. È la disdetta dei potenti del mondo. Ci hanno provato gli inglesi, i russi e gli americani. Più o meno tutti sono scappati. È impossibile mettere insieme un popolo che non vuole padroni, dove è la geografia a determinare la storia. Gli Usa e la Nato ancora non vogliono arrendersi e le stanno provando tutte: schemi, tattiche e operazioni sul terreno. La situazione continua a sfuggire a ogni controllo. Le rassicurazioni contano poco. 

Anche la terminologia è indisciplinata alle regole: prima erano talebani. Poi, no è arrivata la rettifica: chiamiamoli “insurgents”, che noi abbiamo approssimativamente tradotto con “ribelli”, e adesso un nuovo cambio. Ora sono i “nemici dell’Afghanistan”. Mi chiedo…ma chi sono questi nemici? La risposta è “tutti coloro che sono contro questo processo di democratizzazione del paese”. Quasi che mi ritrovo ad essere pure io un nemico dell’Afghanistan, allora. Proprio io che l’ho definito un “vecchio amico”. Non lo so. 

Credo ancora che l’unica stabilità esistente sia quella del caos. Qui si parla di democrazia, e dopo tredici anni di intervento dell’occidente, vige immutabile il Codice Pasthun, quello che prevede la vendetta come forma di giustizia. Siamo quasi ai tempi biblici di Lamech, il figlio di Caino, che la invoca fino a 70 volte sette. Qui per la città di Herat devi andare in giro protetto fino ai denti, e delle province di Farah, Bakwa, Bala Mourghab e Shindand non si sente più parlare. Proprio qui, l’Italia ha versato il suo più alto tributo di sangue in termini di vite umane. Non so quanto la politica italiana, europea e quella di Obama abbiamo imboccato la strada giusta in tutto questo. 

So però di tante belle storie e emozioni che l’Afghanistan è in grado di regalarti. Sempre. So di una persona che ha avvicinato il cappellano della piccola chiesa di Herat e gli ha detto: “Padre, io ho girato il mondo e visitato le cattedrali più grandi e imponenti. Ma alla fine è in questi quattro metri quadrati che ho trovato Dio”. 

So di soldati che si commuovono di fronte al sorriso di un bambino che riceve un po’ di cioccolata e credo davvero che un gesto del genere ti riempia la giornata e ti arricchisca l’anima. E forse non meritano nemmeno di essere il parafulmine delle scelte sbagliate di una politica incapace e distratta. 

La data di scadenza, comunque, è inesorabile ed è quella del 31 dicembre quando qui, in un modo o nell’altro, le cose dovranno cambiare. Tutti gli altri paesi hanno le idee ben chiare, l’Italia no e dà a quella data lo stesso valore di quella che si trova su un cartone del latte a lunga conservazione. Tanto c’è tempo. 

A Camp Arena c’è aria di trasloco: ogni giorno ci sono voli che trasportano materiale e mezzi dall’Afghanistan all’Italia. Si sta per tornare a casa. La partita è quasi finita: ma abbiamo vinto o abbiamo perso? 

Non lo so. So solo che questa volta, forse, l’importante non era nemmeno partecipare.


Mirko Polisano

Afghanistan (Camp Arena)- Un areo dell'Aeronautica Militare riporta in Italia equipaggiamenti e munizioni 

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